“Violenza domestica”

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la violenza domestica è un fenomeno molto diffuso che riguarda ogni forma di abuso psicologico, fisico, sessuale e le varie forme di comportamenti coercitivi esercitati per controllare emotivamente una persona che fa parte del nucleo familiare.
Porta gravi conseguenze nella vita psichica delle donne, degli uomini e dei bambini che la subiscono, perché fa sviluppare diversi problemi: psicologici come sindromi depressive, somatici come tachicardia, sintomi di ansia, tensione, sensi di colpa e vergogna, bassa autostima, disturbo post-traumatico da stress e molti altri. Le condizioni di chi subisce la violenza sono tanto più gravi quanto più la violenza si protrae nel tempo, o quanto più esiste un legame consanguineo tra l’aggressore e la vittima.
Dal punto di vista fisico le violenze domestiche generano gravi danni permanenti e portano difficoltà del sonno o nella respirazione. Le conseguenze della violenza domestica protratta nel tempo lasciano segni anche sul piano relazionale, perché le vittime che la subiscono spesso perdono il lavoro, la casa, gli amici e le risorse economiche di sostentamento.
Il fenomeno della violenza domestica risulta essere diffuso in tutti i paesi e in tutte le fasce sociali; gli aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici, senza distinzione di età, razza, etnia. Le vittime sono uomini, donne e bambini che spesso non denunciano il fatto per paura o vergogna.
La violenza che si consuma fra le pareti domestiche solo in casi eccezionali rappresenta un fenomeno improvviso, estemporaneo ed occasionale, di solito assume le caratteristiche della ripetitività e della continuità, quasi quotidiana. La violenza all’interno delle mura domestiche produce, come ogni evento traumatico, cambiamenti profondi che a lungo termine portano al venir meno all’equilibrio interiore. Vi è un senso di impotenza causato dal considerarsi non meritevoli dell’affetto, producendo così un basso livello di autostima e molta insicurezza, sfiducia, paura, colpa e vergogna. Il fatto che le violenze siano inflitte da una persona per cui si prova fiducia e amore, in quel luogo protetto per eccellenza che è la famiglia, rende le conseguenze delle violenze ancora più pervasive.
La più brutale delle violenze in ambito domestico è l’abuso sessuale sul figlio o del figlio del partner, soprattutto adesso che la famiglia si è allargata e ha preso connotati sempre più elastici e disomogenei. Una violenza del genere inganna i corpicini ancora in formazione e la loro interiorità nel profondo, nascondendosi tra le braccia di chi dovrebbe proteggerli.
La stessa violenza che, dopo l’abuso continua aumentando con altra violenza, chiedendo a quei poveri esseri indifesi di tenere il segreto spacciando la morbosità per amore esclusivo e addossando così la responsabilità alle vittime. Sono bambini e bambine bruciati da un sesso sciagurato da parte delle persone che amano, costretti a diventare essi stessi uomini e donne che, bloccati da quel ricordo e dal senso di vergogna e di colpa, diventeranno nel 30% dei casi adulti anch’essi maltrattatori a loro volta.
Spesso la sofferenza provata dalla vittima di maltrattamenti psicologici si traduce nel tempo in veri e propri sintomi che possono essere psichici o psicosomatici. Disturbi come attacchi di panico, ansia, fobie associate, sintomi ossessivo-compulsivi, somatizzazioni (palpitazioni, nodo alla gola, sudorazione, insonnie croniche, disturbi dell’umore) trovano origine in maltrattamenti psicologici. Inoltre si rilevano sintomi fisici quali gastralgie, aumento o perdita di peso, cefalea, irregolarità mestruali, mialgie, disturbi pressori, dolori osteo-articolari, alopecia, disturbi auto-immuni ecc.
Tra gli effetti a lungo termine dei maltrattamenti subiti vi sono disordini che provocano danni di grossa entità. Se un trauma estremo può provocare disturbi che sono catalogati sotto la denominazione di PTSD (disturbo post-traumatico da stress), il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) ci dice che il disturbo da stress può risultare molto grave e prolungato quando l’elemento stressante è ideato dall’uomo.

 

“In aumento le violenze domestiche contro gli uomini”

Secondo una ricerca fatta in Inghilterra, negli ultimi dieci anni la violenza domestica contro gli uomini è aumentata del 167% rispetto al 40% delle violenze nei confronti delle donne. I dati rilevati sul Times, evidenziano una maggiore predisposizione delle vittime, sia uomini che donne, a denunciare le violenze subite. Negli ultimi anni sta emergendo un dato che riguarda l’Europa, gli Stati Uniti e l’Inghilterra sicuramente nuovo e singolare: i casi di mariti conviventi vittime della furia delle loro compagne sono più comuni di quanto non si creda, anche se ancora oggi vige un tabù riguardo l’argomento. In Italia sembra che i casi ad oggi siano circa l’1% , in base alle denunce presentate, ma spesso vi è l’incognita del nascosto e sommerso, in quanto il maschio italiano ha difficoltà a rendere noto e a denunciare il maltrattamento subito. Un tentativo di studio è stato fatto nel 2002 analizzando un campione di 2.500 coppie in crisi, i risultati finali non sono confortanti perché è emerso che circa il 30% degli uomini aveva ammesso di aver subito violenze tipo: schiaffi, morsi, tirate d’orecchie, ricatti, ecc.
La metà degli omicidi coniugali viene commesso da donne.
Il Rapporto Nazionale degli USA sulla Violenza in Famiglia del 1985, finanziato dall’Istituto Nazionale di Igiene Mentale e supportato da molti altri rapporti, rivelò che donne e uomini abusano gli uni degli altri quasi in numero approssimativamente uguale. Le mogli hanno dichiarato di essere più spesso gli aggressori. L’uso di armi per superare lo svantaggio fisico, non rientrava solo nel bisogno di difendersi. Mentre attualmente 1,8 milioni di donne hanno subito una o più aggressioni da parte del marito o del fidanzato, 2 milioni di uomini sono stati aggrediti dalla moglie o dalla fidanzata, secondo uno studio sulla violenza nelle famiglie americane pubblicato nel Journal of Marriage and Family. Questo studio ha rivelato anche che il 54% delle violenze definite “gravi” sono attribuite a donne.
Il Journal for the National Association for Social Workers rilevò nel 1986 che tra i teenager che escono assieme, le ragazze erano violente più di frequente dei ragazzi. Le madri abusano dei loro figli in una percentuale che è circa il doppio rispetto ai padri, secondo le agenzie statali di protezione dell’infanzia monitorate dalla Children’s Rights Coalition. A causa dei pregiudizi sugli uomini che si lasciano picchiare dalle donne, le donne che denunciano gli abusi subiti alle autorità sono 9 volte più degli uomini.
Sicuramente la domanda che spesso viene fatta è perché se ne parla ancora così poco e la risposta che troviamo di frequente è che gli uomini hanno paura di non essere creduti, specialmente dalle autorità di pubblica sicurezza e giudiziale. Una donna maltrattata ha diversi punti di riferimento ove trovare sostegno e aiuto come varie associazioni. L’uomo maltrattato, a parte i commissariati di P.S., non ha posti o associazioni esistenti che lo possano aiutare e sostenere, in questa situazione prova un gran senso di colpa e perde il suo status di uomo. Ciò porta il 92% a non denunciare i maltrattamenti subiti, anche perché pensa venga messa in dubbio la propria mascolinità. Sicuramente la situazione culturale e di pregiudizi è difficile da sradicare, ma il muro di silenzio comincia, piano piano, a rendersi fragile.